
COP15 Ramsar: un impegno globale rafforzato per le zone umide
di Riccardo Pallotta
Anche l’Italia protagonista con quattro nuovi siti riconosciuti.
Si è conclusa a fine luglio, presso le Cascate Vittoria in Zimbabwe, la quindicesima Conferenza delle Parti Contraenti (COP15) della Convenzione di Ramsar, il principale trattato internazionale dedicato alla conservazione e all’uso sostenibile delle zone umide. Un appuntamento cruciale che ha visto la partecipazione di 184 Paesi, ONG, comunità locali e organizzazioni internazionali, con un obiettivo comune: rafforzare la protezione di uno degli ecosistemi più vitali e allo stesso tempo più fragili del Pianeta.
Le zone umide: ecosistemi chiave per il futuro del Pianeta
Le zone umide, che comprendono lagune, delta fluviali, paludi, torbiere e laghi naturali, svolgono funzioni ecologiche fondamentali. Agiscono come serbatoi naturali d’acqua, proteggono dalle inondazioni, filtrano gli inquinanti, assorbono carbonio e ospitano una straordinaria biodiversità. Nonostante la loro importanza, continuano a essere tra gli ecosistemi più minacciati: secondo i dati Ramsar, oltre il 35 % delle zone umide mondiali è andato perso negli ultimi 50 anni, spesso a causa dell’urbanizzazione, dell’agricoltura intensiva e degli effetti del cambiamento climatico. La COP15 ha ribadito come la loro salvaguardia non sia più rinviabile. Le nuove risoluzioni adottate pongono l’accento sul ripristino degli ecosistemi degradati, sulla protezione degli uccelli migratori e sul rafforzamento di una governance inclusiva, che coinvolga comunità locali, giovani e popoli indigeni.
L’impegno globale e le nuove risoluzioni
Tra le decisioni più significative della COP15 vi è stata l’adozione di una risoluzione che invita i Paesi a sviluppare o rafforzare le proprie politiche nazionali per il ripristino delle zone umide d’acqua dolce. Un’attenzione particolare è stata riservata anche alle specie che dipendono da questi ambienti, come i delfini di fiume e gli uccelli acquatici, e alla promozione di criteri più rigorosi per la designazione di aree Ramsar di importanza internazionale. La conferenza ha inoltre posto l’accento sulla necessità di una governance equa e partecipata delle zone umide, valorizzando le conoscenze tradizionali e la partecipazione dei giovani. Un tema di grande attualità riguarda le zone umide urbane, fondamentali per la resilienza ai cambiamenti climatici.
L’Italia protagonista con quattro nuovi siti Ramsar
In questo scenario internazionale, anche l’Italia ha assunto un ruolo di primo piano. Durante la COP15 sono stati riconosciuti quattro nuovi siti Ramsar, che portano a 61 il numero totale delle zone umide italiane di importanza internazionale. Un risultato frutto del lavoro congiunto di ISPRA, del Network Nazionale della Biodiversità e di realtà scientifiche impegnate nella tutela degli ecosistemi.
Le nuove aree designate sono:
- Foce dell’Isonzo – Isola della Cona (Friuli-Venezia Giulia): un mosaico di ambienti costieri e marini che ospita specie rare come la trota marmorata e centinaia di uccelli acquatici.
- Paludi del Padule Orti-Bottagone (Toscana): habitat prezioso lungo la rotta migratoria mediterranea, ricco di zone salmastre e dolci, rifugio per numerosi uccelli migratori.
- Ex lago e Padule di Bientina (Toscana): frutto di antiche bonifiche, rimane oggi un importante punto di sosta per l’avifauna migratoria e custode di specie vegetali rare.
- Lago di Sibolla (Toscana): piccolo bacino lacustre che ospita la principale colonia di aironi dell’Italia peninsulare e una biodiversità unica.
Questi riconoscimenti non sono solo un simbolo, ma strumenti concreti per garantire la protezione, il monitoraggio e la gestione sostenibile di ambienti vitali anche per le comunità umane.
Le zone umide tra scienza, clima e società
La COP15 ha evidenziato come le zone umide siano alleate strategiche contro il cambiamento climatico. La loro capacità di immagazzinare carbonio le rende fondamentali per la mitigazione, mentre la funzione di “spugna naturale” contribuisce a ridurre il rischio di alluvioni e siccità. In Italia, in un contesto sempre più segnato da eventi estremi, il rafforzamento della protezione di questi ecosistemi diventa un tassello essenziale nella strategia di adattamento climatico. La loro conservazione ha anche una dimensione sociale ed economica: le zone umide sono luoghi di turismo naturalistico, educazione ambientale e ricerca scientifica. Coinvolgere i cittadini nella loro tutela significa rafforzare un senso di appartenenza e di responsabilità collettiva.
Un futuro da scrivere insieme
La COP15 di Ramsar ha confermato che la strada verso una tutela efficace delle zone umide passa dalla cooperazione internazionale, dal sostegno scientifico e dall’impegno delle comunità locali. L’Italia, con l’aggiunta di quattro nuovi siti Ramsar, rafforza la propria posizione e dimostra come anche a livello nazionale sia possibile contribuire a un futuro più sostenibile. Preservare le zone umide significa garantire acqua pulita, biodiversità, resilienza climatica e qualità della vita per le generazioni future. Un impegno che non può essere delegato solo alle istituzioni, ma che richiede la partecipazione attiva di ciascuno di noi.