Skip links
Conferenza ONU Oceano 2025

Conferenza ONU Oceano 2025: a Nizza si alza la voce del mondo per proteggere l’Oceano

di Riccardo Pallotta

A dispetto delle buone intenzioni e degli annunci positivi che hanno accompagnato la Terza Conferenza delle Nazioni Unite sull’Oceano (UNOC3), conclusasi il 13 giugno scorso a Nizza, il bilancio complessivo è quello di un’occasione mancata. A testimoniarlo è la debolezza del Nice Ocean Action Plan, la dichiarazione politica finale firmata dai governi partecipanti, giudicata da molti osservatori come priva del coraggio e della concretezza necessaria per affrontare la crisi oceanica.

Tra le principali delusioni figura il mancato raggiungimento delle ratifiche richieste per l’entrata in vigore del Trattato sull’alto mare, lo strumento giuridico internazionale che permetterebbe di istituire aree marine protette al di fuori delle giurisdizioni nazionali. Ad oggi, solo 50 paesi hanno ratificato il trattato, 10 in meno rispetto al numero minimo necessario. L’obiettivo globale di proteggere il 30% degli oceani entro il 2030 rischia così di rimanere sulla carta, mentre i punti di non ritorno ecologici si fanno sempre più vicini.

Oltre 14.000 delegati e un’onda di partecipazione globale

Dal 9 al 13 giugno 2025, la città di Nizza, in Francia, ha ospitato la Terza Conferenza delle Nazioni Unite sull’Oceano (UNOC3), un appuntamento cruciale per il futuro dei mari e per l’azione globale sulla sostenibilità degli ecosistemi marini. La conferenza, co-organizzata da Francia e Costa Rica, si è svolta sotto il tema “Accelerare l’azione e mobilitare tutti gli attori per conservare e utilizzare in modo sostenibile l’Oceano”.

L’evento ha registrato una partecipazione senza precedenti, con 14.000 delegati e osservatori da 175 Paesi, tra cui 75 Capi di Stato e di Governo, e più di 100.000 partecipanti nella “Green Zone”, dedicata alla società civile. A inaugurare la conferenza è stato il Segretario Generale dell’ONU António Guterres, che ha invocato un deciso passaggio “dal saccheggio alla protezione” dell’Oceano. Durante l’apertura, il Presidente francese Emmanuel Macron ha sottolineato l’urgenza di una moratoria sull’estrazione mineraria in acque profonde, ribadendo che “l’Oceano non è in vendita”. Il Presidente costaricano Rodrigo Chaves Robles ha invece ricordato che “l’Oceano non fa parte dell’agenda: è l’agenda”, richiamando l’attenzione sullo sbiancamento delle barriere coralline come segnale d’allarme.

Nei giorni precedenti la conferenza, sono stati organizzati diversi eventi preparatori, tra cui il One Ocean Science Congress, il summit Ocean Rise and Coastal Resilience e il Blue Economy and Finance Forum (BEFF). Quest’ultimo ha prodotto impegni finanziari innovativi e partnership strategiche per sostenere la transizione blu. La conferenza ha incluso sette sessioni plenarie e dieci Ocean Action Panels, incentrati su temi fondamentali come la gestione sostenibile della pesca, la lotta all’inquinamento marino, la connessione tra oceano, clima e biodiversità, e la promozione di economie blu resilienti.

Il documento finale: “Uniti per un’azione urgente”

Il principale risultato politico della UNOC3 è stato l’adozione della dichiarazione “Our Ocean, Our Future: United for Urgent Action”, nella quale gli Stati riaffermano il loro impegno a conservare e usare in modo sostenibile l’Oceano. La conferenza ha anche generato nuovo slancio politico, rafforzando la cooperazione multilaterale e l’urgenza di azioni concrete. Un paio tra i punti più rilevanti della dichiarazione. Sono state annunciate 19 nuove ratifiche dell’Accordo BBNJ (biodiversità marina nelle aree fuori giurisdizione nazionale), portando il totale a 51 su 60 necessarie per la sua entrata in vigore.

È stata inoltre rilanciata la sfida dell’obiettivo 30×30, ovvero proteggere il 30% delle aree marine entro il 2030, con impegni importanti come quello della Polinesia Francese, pronta a tutelare l’intera propria Zona Economica Esclusiva (EEZ). La protezione dell’ambiente marino richiede risorse: il Blue Economy & Finance Forum (BEFF) ha annunciato 8,7 miliardi di euro di investimenti per i prossimi cinque anni e la Banca Europea per gli investimenti ha promesso altri 15 miliardi di euro per la tutela delle risorse idriche dell’UE. Tuttavia, secondo le stime dell’UNCCD, sono necessari 175 miliardi di euro entro il 2030, e al momento solo 10 miliardi risultano effettivamente assicurati. Il Goal 14 dell’Agenda 2030 (vita sott’acqua) resta uno degli obiettivi meno finanziati.

Il trattato globale sulla plastica: la grande priorità

Un altro punto centrale della UNOC3 è stato l’inquinamento da plastica. La conferenza ha riaffermato l’urgenza di concludere un trattato globale giuridicamente vincolante, che regoli l’intero ciclo di vita della plastica, dalla produzione allo smaltimento. Il cosiddetto Global Plastic Treaty è oggi considerato una delle priorità più urgenti sul piano ambientale internazionale. La plastica è infatti presente in tutti gli angoli del pianeta: dai ghiacci artici alle profondità oceaniche, con impatti devastanti sulla fauna marina e sulla salute umana.

Comunità protagoniste e nuove sfide

Grande rilievo è stato dato all’inclusione di popoli indigeni, comunità locali, donne, giovani e piccoli pescatori, considerati attori chiave per la tutela degli oceani. Tra le nuove iniziative annunciate figurano la High Ambition Coalition for a Quiet Ocean, il Patto per il Turismo Blu e l’One Ocean Finance Facility. Nonostante l’entusiasmo e gli impegni presi, molte sfide restano aperte: in primis, l’effettiva attuazione delle promesse, la reale efficacia delle Aree Marine Protette, che non riguarda solo la loro estensione, ma soprattutto la qualità della protezione offerta. In molti casi, infatti, queste aree esistono solo sulla carta, senza controlli adeguati, risorse per la gestione o limiti effettivi alle attività impattanti come la pesca industriale o il traffico navale.

Serve quindi un salto di qualità: non solo più aree protette, ma aree realmente gestite, monitorate e tutelate. Altra questione aperta è la regolamentazione dell’estrazione mineraria nei fondali oceanici, su cui ancora non si registra un consenso globale. La prossima tappa sarà la UNOC4, in programma nel 2028 in Cile e Corea del Sud. Ma la posta in gioco non può attendere. Come ha ricordato António Guterres, l’Oceano è vita. E la sua difesa, oggi più che mai, è una questione di sopravvivenza comune.

Vai
Trascina