Skip links
acque libere

Acque libere, natura viva: nel 2024 rimosse oltre 500 barriere nei nei corsi d’acqua di tutta Europa

di Riccardo Pallotta

Un anno storico per i fiumi europei. Più biodiversità, meno frammentazione: anche l’Italia batte un colpo sulla via della rinaturalizzazione fluviale.

Nel cuore di un continente attraversato da fiumi che per secoli hanno modellato paesaggi, alimentato comunità e sostenuto la vita, qualcosa sta cambiando. Il 2024 ha segnato un punto di svolta: 542 barriere artificiali sono state rimosse dai corsi d’acqua europei. È il numero più alto mai registrato in un solo anno. Un risultato che vuole rappresentare il passaggio a una visione diversa e più resiliente del nostro rapporto con l’acqua. Il nuovo rapporto annuale di Dam Removal Europe, la coalizione che promuove il ripristino del flusso naturale dei fiumi, racconta una storia di riscatto ecologico. Oltre che di opportunità concrete per affrontare la crisi climatica, il rischio di alluvioni, la perdita di biodiversità e il deterioramento dei servizi ecosistemici.

Dai blocchi alla rinascita fluviale

Molte delle strutture abbattute – dighe, chiuse, canalizzazioni – erano piccole, obsolete e da tempo inutilizzate. Ma gli effetti della loro presenza continuavano a propagarsi a valle, causando interruzione del flusso di sedimenti, ostacoli insormontabili per la risalita dei pesci, stagnazione e riduzione dell’ossigeno e aumento del rischio di alluvioni. Oggi, con ogni barriera rimossa, un tratto di fiume torna a respirare. Secondo il rapporto, nel 2024 sono stati ripristinati oltre 2.900 chilometri di corsi d’acqua, un traguardo reso ancora più significativo dall’entrata in vigore del Regolamento europeo sul Ripristino della Natura, che prevede l’obiettivo di riportare almeno 25.000 chilometri di fiumi a uno stato di flusso libero entro il 2030.

Il caso italiano: il fiume Giovenco torna a vivere

Anche l’Italia ha contribuito a questo slancio europeo. In Abruzzo, lungo il fiume Giovenco, sono state rimosse cinque barriere artificiali, restituendo naturalità a 11 chilometri di corso d’acqua. Una rinascita non solo ecologica, ma anche culturale, in un territorio che custodisce paesaggi d’altura, biodiversità preziose e una profonda connessione tra comunità locali e risorse naturali. Qui, il ritorno della continuità fluviale vuol dire molto più che l’eliminazione di un ostacolo fisico: significa consentire di nuovo la risalita dei pesci migratori, creare habitat sani per anfibi, insetti, uccelli e specie iconiche come la lontra, oltre a migliorare la resilienza agli eventi estremi legati alla crisi climatica.

Un’onda lunga che attraversa l’Europa

Il trend è ampio e in crescita. In testa alla classifica delle rimozioni 2024 c’è la Finlandia, con 138 ostacoli eliminati, seguita da Francia (128), Spagna (96), Svezia (45) e Regno Unito (28). Per la prima volta, anche Bosnia-Erzegovina, Croazia, Repubblica Ceca e Turchia hanno avviato progetti di smantellamento di barriere fluviali, segno che l’approccio si sta diffondendo anche nei Paesi finora meno coinvolti. Le motivazioni? Oltre a quelle ambientali, anche quelle economiche e sociali. Il 90 % delle strutture rimosse nel 2024 erano inferiori ai 2 metri di altezza, quindi relativamente semplici da smantellare, ma estremamente dannose per gli equilibri fluviali. I benefici del loro abbattimento, al contrario, sono duraturi, diffusi e a basso costo.

Oltre le barriere: un nuovo paradigma idrico

Secondo gli esperti, il 2024 non rappresenta solo un risultato numerico, ma un segnale politico e culturale. Oltre 1,2 milioni di barriere artificiali frammentano ancora i corsi d’acqua europei. Molte non svolgono più alcuna funzione utile. Tuttavia, il loro impatto collettivo ha contribuito a una vera e propria crisi ecologica: dal 1970 a oggi, le popolazioni di pesci migratori d’acqua dolce in Europa sono crollate del 75 %. In questo contesto, la rimozione degli ostacoli fluviali si sta affermando come una delle azioni più efficaci e urgenti per invertire la rotta. È anche una risposta concreta alla Freshwater Challenge, l’iniziativa globale che mira a ripristinare 300.000 chilometri di fiumi degradati entro il 2030. L’Unione Europea è tra i promotori di questa sfida e i numeri del 2024 mostrano che il cammino è iniziato con slancio.

Fiumi liberi, futuro possibile

Restituire spazio all’acqua significa più che tutelare la biodiversità: significa dare resilienza ai territori, migliorare la qualità dell’acqua, ridurre i rischi di esondazione e rafforzare i legami tra le comunità e i loro paesaggi fluviali. In un tempo segnato da siccità, alluvioni e perdita di suolo fertile, le soluzioni basate sulla natura non sono più un’opzione, ma una necessità. Il 2024 ci lascia un’eredità importante: quella di un’Europa che, passo dopo passo, sta imparando a lasciar scorrere di nuovo i suoi fiumi. Perché acqua che scorre è vita che si rigenera. E la natura, se liberata, torna sempre a sorprenderci.

Vai
Trascina