Liberare i fiumi per difendere le comunità: dall’Ucraina al Friuli
di Riccardo Pallotta
In Europa esiste un premio che celebra un gesto apparentemente semplice ma potentissimo: restituire ai fiumi il loro spazio. Il Dam Removal Award, coordinato da Wetlands International Europe per conto di Dam Removal Europe, ogni anno porta sotto i riflettori i progetti più innovativi e coraggiosi di rimozione delle barriere fluviali. È un riconoscimento che va oltre la retorica: il team vincitore riceve 20.000 euro, sostenuti da Banca Europea per gli Investimenti, McMillen ed EKOenergy, per realizzare un nuovo intervento.
Un modo per ricordare che ripristinare la connettività di un fiume spesso non è solo un atto ecologico ma un investimento concreto nella resilienza dei territori. L’edizione 2025 guarda ai progetti realizzati dal 2024, con un’attenzione particolare alle coalizioni locali: amministrazioni, scienziati, associazioni, comunità che lavorano insieme per superare barriere fisiche e culturali. È una necessità urgente, considerando che in Europa esistono oltre un milione di ostacoli artificiali che spezzano gli ecosistemi fluviali e talvolta aggravano i rischi idrogeologici.
Un gesto di resilienza nel cuore della guerra
Per comprendere quanto la libertà dei fiumi sia cruciale, basta guardare al progetto che ha vinto il Dam Removal Award nel 2024. Nel pieno della guerra, tra allarmi aerei e propaganda ostile, la Riserva della Biosfera dei Carpazi, insieme al Programma Danubio-Carpazi e alle autorità locali, è riuscita a rimuovere tre dighe obsolete sui fiumi Kvasnyi, Bilyi e Bohdan, nella regione di Zakarpatska, in Ucraina occidentale. Una scelta che ha riconnesso 200 km di corsi d’acqua, ripristinando continuità ecologica e sicurezza idraulica in un’area montana dove i fiumi sono fondamentali per la vita quotidiana tanto quanto per la biodiversità.
Gli effetti sono stati immediati: il ritorno delle specie migratorie, la riduzione del rischio di alluvioni per oltre 2.000 persone, la riapertura di strade e sentieri turistici, l’accesso alle sorgenti minerali. “Nonostante i bombardamenti, abbiamo ottenuto risultati eccezionali”, ha dichiarato Bohdan Prots durante la cerimonia in Lussemburgo. “Il movimento per la rimozione delle dighe sta guadagnando slancio in Ucraina e lo collegheremo al ripristino delle zone umide”.
Il caso Friuli: quando i fiumi non hanno più spazio
Mentre l’Europa guarda a questi esempi di rigenerazione, l’Italia affronta, ancora una volta, il volto più cupo degli eventi estremi. In Friuli Venezia Giulia, nelle ultime settimane, violente precipitazioni hanno portato all’esondazione del Torre, allagamenti diffusi, crolli e danni ingenti, fino al collasso di infrastrutture essenziali come l’ospedale di Palmanova. In poche ore è caduta la pioggia di due mesi, su un territorio impermeabilizzato, drenato male e spesso abbandonato nelle sue componenti più delicate.
Questa emergenza mette in luce un punto che la scienza ripete da anni: un fiume che non ha spazio è un fiume pericoloso. Barriere artificiali, argini, canalizzazioni rigide e costruzioni vicine all’alveo impediscono al corso d’acqua di espandersi durante le piene, aumentando velocità e forza dell’acqua e, in determinate condizioni, amplificando il rischio di disastri. La sottrazione delle aree golenali e il degrado dei versanti aggravano una vulnerabilità che non può essere affrontata solo con opere di cemento.
Soluzioni basate sulla natura per un clima che cambia
Restituire spazio ai fiumi è una delle misure più efficaci per prevenire eventi come quelli del Friuli. Significa creare o recuperare aree naturali di espansione, rinaturalizzare gli alvei, rimuovere barriere obsolete, delocalizzare edifici in zone a rischio. Le Nature-Based Solutions non sostituiscono le opere idrauliche, ma possono renderle più efficaci, riducendo la pressione durante le piene e aumentando la capacità del territorio di assorbire gli shock climatici. Il caso ucraino dimostra che restituire naturalità a un fiume può cambiare il destino di una comunità. E il Friuli ricorda in modo doloroso che ignorare questa verità ha un costo altissimo. In un’Europa sempre più calda, irregolare e vulnerabile, la sicurezza non nasce solo dal contenere l’acqua, ma in alcuni casi dal lasciarle lo spazio di cui ha bisogno.
Restituire libertà ai fiumi significa costruire un futuro più sicuro per tutti. E il Dam Removal Award non è soltanto un premio: è un invito ad accelerare.
