
17 giugno, giornata mondiale contro la desertificazione
di Riccardo Pallotta
Ogni anno, 100 milioni di ettari di terra fertile scompaiono. È come se ogni dodici mesi perdessimo una superficie grande quanto l’Egitto. Silenziosamente, la desertificazione avanza, togliendo spazio alla biodiversità, all’agricoltura e alla vita stessa. Per questo, dal 1995, le Nazioni Unite hanno istituito la Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità, che si celebra ogni 17 giugno. L’obiettivo è quello di sensibilizzare governi, imprese, cittadini e comunità sull’urgenza di ripensare la gestione della terra e delle risorse idriche. Nel 2025 il tema scelto per la giornata è concreto e ambizioso: “Ripristinare il territorio. Sbloccare le opportunità”. Uno slogan che sottolinea l’importanza strategica della rigenerazione dei suoli come leva per contrastare non solo il degrado ambientale, ma anche crisi alimentari, sociali ed economiche.
Un’emergenza globale ma silenziosa
Il degrado del suolo, insieme alla siccità, rappresenta una delle crisi ambientali meno visibili ma più devastanti. Ogni secondo, quattro campi da calcio di terra fertile vengono compromessi. Secondo l’UNCCD (United Nations Convention to Combat Desertification), oltre 3 miliardi di persone vivono in aree minacciate dalla desertificazione, mentre 1,5 miliardi dipendono direttamente da terreni agricoli oggi a rischio. Ma il degrado del suolo non è solo un problema ambientale: ha impatti diretti sulla produzione alimentare, sull’accesso all’acqua potabile, sulla qualità della vita, sulla stabilità economica e perfino sulla pace. Dove manca la terra, aumentano le disuguaglianze, le migrazioni forzate e i conflitti per le risorse.
La posta in gioco: tra obiettivi globali e investimenti
Ripristinare un suolo degradato significa riequilibrare un sistema ecologico ma anche creare valore economico: ogni dollaro investito nel recupero della terra genera tra 7 e 30 dollari di ritorno, secondo le stime dell’UNCCD. Nonostante ciò, gli investimenti attuali non sono sufficienti: servirebbero 1 miliardo di dollari al giorno da qui al 2030 per centrare l’obiettivo della “neutralità in termini di degrado del suolo”, previsto dall’Agenda 2030 dell’ONU al punto 15.3. Il Segretario esecutivo dell’UNCCD, Ibrahim Thiaw, ha ribadito che la desertificazione, insieme a cambiamento climatico e perdita di biodiversità, forma una triade che mette in pericolo la nostra capacità di sopravvivenza. Eppure, “un territorio ripristinato è una terra di infinite opportunità. È ora di sfruttarle”.
Italia: un fronte caldo della desertificazione europea
Anche il nostro Paese è in prima linea. Sicilia, Sardegna, Puglia, Basilicata e Calabria sono le regioni maggiormente colpite, ma l’intero Sud Italia è ormai considerato area a rischio. Il Comitato nazionale per la lotta alla siccità e desertificazione, attivo dal 1997, e i programmi d’azione varati negli ultimi anni dal Ministero dell’Ambiente, mirano a proteggere il suolo, gestire meglio le risorse idriche e promuovere un uso sostenibile del territorio. Tuttavia, la risposta istituzionale resta debole. ISPRA ha segnalato nel 2022 il minimo storico di disponibilità idrica in Italia dal 1951, con un calo del 50 % rispetto alla media. E mentre il consumo di suolo continua al ritmo di 20 ettari al giorno, una legge nazionale per fermare l’urbanizzazione incontrollata è ferma da oltre un decennio.
Una sfida globale che inizia con la giornata mondiale contro la desertificazione
Mentre il Decennio ONU per il ripristino degli ecosistemi (2021-2030) giunge al giro di boa, i segnali che arrivano da tutto il mondo sono chiari: è necessario accelerare. Non basta più parlare di emergenza climatica e ambientale, servono azioni concrete, fondi adeguati e una governance efficace. Il 17 giugno non è solo una giornata simbolica. È un appello alla coscienza collettiva, un invito a cambiare passo prima che la sabbia copra anche le nostre opportunità. Perché la terra non è solo il nostro passato. È anche il nostro futuro.