The Good Farmer Award 2025: quando l’agricoltura rigenerativa diventa protagonista
di Riccardo Pallotta
C’è un nuovo segnale positivo che arriva dal mondo agricolo italiano. La seconda edizione del Good Farmer Award, il primo premio nazionale dedicato all’agricoltura biologica rigenerativa, ha incoronato due giovani agricoltori che rappresentano visione, coraggio e innovazione: Alessia Mazzù, della Cooperativa Agricola Co.r.ag.gio, e Luca Quirini, dell’Azienda Agricola Quira. Un riconoscimento che va oltre la celebrazione individuale e che racconta un cambio di paradigma già in atto nelle campagne italiane.
Un premio che nasce dalla transizione
Il premio è promosso dal Gruppo Davines in collaborazione con la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, uno dei principali punti di riferimento italiani sulla green economy. L’obiettivo è semplice, ma strategico: sostenere chi sta già applicando in campo pratiche di agroecologia, rigenerazione del suolo, tutela della biodiversità e modelli produttivi capaci di generare valore ambientale e sociale. Ai vincitori 10.000 euro per investimenti in attrezzature e processi di miglioramento, ma, soprattutto, visibilità e credibilità per un movimento che si sta strutturando.
Una cooperativa che è anche comunità
Nata a Torino e specializzata in studi ambientali, Alessia Mazzù ha trasformato una battaglia politica del 2011, l’accesso ai terreni pubblici abbandonati per i giovani agricoltori nel comune di Roma, in un laboratorio vivente di rigenerazione rurale. La Cooperativa Co.r.ag.gio produce cibo, cura il paesaggio, ospita attività culturali, collabora con reti antimafia e lavora per la giustizia sociale. È un’agricoltura che non si limita a coltivare terra, ma coltiva relazioni, diritti e attivismo.
Rigenerare un paesaggio, pascolo dopo pascolo
Luca Quirini ha lasciato il mare ligure per l’entroterra montano, dove alleva una razza bovina locale a rischio di estinzione, la Cabannina, nella sua Azienda Agricola Quira. Il suo metodo di pascolo razionale non solo mantiene fertile il suolo, ma aumenta biodiversità e resilienza del territorio. È un esempio concreto di come la gestione animale possa diventare motore di rigenerazione ecosistemica.
Perché questo premio conta
Il Good Farmer Award assume un peso che va oltre la celebrazione di due storie virtuose: si colloca dentro una ulteriore evoluzione che dovrebbe compiere l’agricoltura italiana. Nell’ultimo decennio il biologico è cresciuto fino a diventare un pilastro del sistema agroalimentare, ma la sfida oggi è compiere un passo ulteriore, rendendo questo modello anche rigenerativo. Non basta più evitare il danno: i terreni impoveriti, il degrado dei suoli, la perdita di biodiversità e gli impatti climatici chiedono un’agricoltura capace di ricostruire ciò che è stato perso. Premi come questo servono proprio a mettere in luce chi sta sperimentando soluzioni concrete per problemi che non sono più teorici.
La rigenerazione del suolo, il sequestro di carbonio nei terreni, l’uso efficiente dell’acqua, l’integrazione tra coltivazioni e allevamenti, la tutela di varietà e razze locali resilienti: sono tutti tasselli di un’agricoltura che non solo produce, ma ripara. Il riconoscimento funge da laboratorio nazionale per definire questi standard emergenti, ancora privi di regole codificate ma sempre più cruciali.
In un Paese in cui ampie aree agricole soffrono erosione, carenza idrica, perdita di fertilità e vulnerabilità climatica, dare visibilità a chi rigenera è un investimento culturale e politico. Significa sostenere un modello agricolo che guarda alla qualità ecologica del territorio come parte integrante della produzione.
Un segnale che va oltre i confini del premio
In un momento in cui la sostenibilità rischia di restare un’etichetta, questa iniziativa porta attenzione su pratiche che cambiano davvero i territori. Giovani agricoltori che ricostruiscono suolo, custodiscono razze locali, producono cibo senza degradare ecosistemi e creano nuove economie comunitarie sono, di fatto, parte di un network diffuso che sta ridefinendo cosa significa alimentare il Paese. Per il Nature Positive Network, la storia di Alessia e Luca è più di un annuncio: è una dimostrazione che la rigenerazione, quando prende radici, crea futuro.
