Skip links
UNI biodiversità

Pubblicato lo standard UNI: una nuova prassi per misurare la ripresa della biodiversità

di Riccardo Pallotta

3Bee tra gli autori del documento che definisce le regole per la realizzazione di progetti di rigenerazione della natura in Italia

È stata pubblicata la prassi di riferimento UNI/PdR 179:2025, un documento innovativo che introduce un modello di misurazione e gestione della biodiversità capace di tradurre la tutela degli ecosistemi in un linguaggio tecnico, verificabile e certificabile. Redatta da UNI, l’ente italiano di normazione, con il supporto di Accredia, la prassi rappresenta un passo decisivo verso l’integrazione della natura nei processi economici e di sostenibilità aziendale. Tra i partecipanti al tavolo tecnico figura 3Bee, realtà pioniera nella tutela della biodiversità tramite tecnologia e partner del Nature Positive Network, che ha contribuito alla definizione dei criteri per la misurazione scientifica della biodiversità e dei meccanismi di rigenerazione certificata.

Dalla norma ai risultati: i crediti di biodiversità

La prassi definisce i criteri per una corretta valutazione dell’impronta sulla biodiversità e le modalità con cui le aziende possono generare Crediti di Biodiversità, un certificato che attesta e quantifica il miglioramento reale di un ecosistema determinato da uno specifico intervento di riqualificazione. Ogni credito equivale a 1.000 metri quadrati di habitat rigenerato e monitorato per un anno; la valutazione si realizza applicando una formula, basata sulla variazione dell’indice MSA (Mean Species Abundance), che misura quanto un’area si avvicina alle condizioni naturali di riferimento. Questo sistema permette di stimare in modo trasparente l’impatto di ogni intervento ambientale, dalla rinaturalizzazione di un terreno agricolo alla creazione di nuove aree verdi urbane. I progetti di rigenerazione devono avere una durata minima di 15 anni e prevedono controlli indipendenti e verifiche periodiche per garantire risultati addizionali, concreti e duraturi.

Un modello locale per la sostenibilità

A differenza dei crediti di carbonio, che agiscono su scala globale, i crediti di biodiversità operano su scala territoriale, garantendo benefici diretti alle comunità. Le azioni devono infatti avvenire nella stessa ecoregione del soggetto che le promuove, entro 150 chilometri, per assicurare un impatto reale sul territorio e migliorare la resilienza ecologica locale. “Con i Crediti di Biodiversità, enti e imprese possono contribuire attivamente alla rigenerazione del capitale naturale, trasformando la tutela dell’ambiente da costo a opportunità di valore”, spiega Niccolò Calandri, CEO di 3Bee.

La UNI/PdR 179:2025 promuove un approccio basato sulla scienza e sulla trasparenza, integrando sistemi di monitoraggio avanzati come analisi satellitari, sensori bioacustici e fototrappole, capaci di rilevare in modo oggettivo la presenza di specie animali e la qualità dell’habitat. Ogni progetto genera report annuali e dati verificabili, consultabili anche tramite QR code o hyperlink, in linea con la Green Claims Directive europea.

La natura come infrastruttura del futuro

La pubblicazione della UNI/PdR 179:2025 segna un passaggio importante: per la prima volta in Italia, la biodiversità entra in un quadro normativo condiviso e certificabile, utile a orientare investimenti pubblici e privati verso la rigenerazione naturale. Il contributo di realtà come 3Bee dimostra che la collaborazione tra scienza, impresa e normazione può trasformare la tutela ambientale in una leva concreta di innovazione, trasparenza e valore sociale.

Vai
Trascina