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L’Europa rallenta sull’EUDR: la riapertura del regolamento sulla deforestazione

di Riccardo Pallotta

Verso un possibile rinvio di un anno che significherebbe un passo indietro in un momento decisivo per le foreste

Il percorso del Regolamento europeo contro la deforestazione (EUDR) sta entrando in una fase delicata. Dopo mesi di pressioni politiche e richieste di “semplificazione” da parte di diversi Stati membri e settori economici, i governi dell’UE hanno sostenuto una proposta che potrebbe portare al rinvio di un anno della sua applicazione. Non si tratta purtroppo di un esito sorprendente: la combinazione di preoccupazioni operative, tensioni commerciali e cambiamenti politici aveva già da tempo segnalato il rischio di uno slittamento. Tuttavia, la decisione non è ancora definitiva e il quadro potrebbe evolvere nelle prossime settimane.

L’EUDR è considerato uno dei provvedimenti più avanzati al mondo per contrastare l’importazione di prodotti legati alla distruzione delle foreste, dal cacao all’olio di palma, dal caffè alla gomma. Il fatto che il suo avvio venga messo in discussione proprio mentre la perdita di biodiversità accelera solleva interrogativi sulla capacità dell’Unione Europea di mantenere una leadership credibile nella protezione degli ecosistemi.

Il compromesso guidato da Germania e Francia sulrinvio eudr deforestazione

Durante l’ultimo ciclo di colloqui a Bruxelles, una larga maggioranza dei Paesi ha appoggiato una proposta elaborata dalla Germania e sostenuta dalla Danimarca, aprendo la strada a un possibile rinvio. Belgio, Paesi Bassi e Spagna sono rimasti contrari, ma la posizione prevalente è stata quella di procedere verso un allungamento dei tempi. Colpisce il voto favorevole della Francia, che storicamente ha difeso l’EUDR e che solo pochi giorni prima aveva espresso dubbi sul rallentamento. Il suo sì segnala quanto sia forte il desiderio di trovare un compromesso politico, anche a costo di indebolire, almeno temporaneamente, l’impianto originario del regolamento.

Una clausola che potrebbe cambiare lo scenario

Il cuore della proposta è l’introduzione di una clausola che obbliga la Commissione europea a presentare, entro il 30 aprile 2026, una revisione del regolamento orientata alla “semplificazione”. È una formula volutamente elastica, che potrebbe tradursi in interventi tecnici limitati ma anche in modifiche sostanziali. La possibilità di accompagnare la revisione con proposte legislative ha fatto temere a molti osservatori che il processo di revisione si trasformi in un allentamento delle regole, proprio mentre la deforestazione globale procede a ritmi incompatibili con gli obiettivi climatici fissati a livello internazionale.

Due diligence alleggerita per gli operatori a valle

Tra gli elementi di modifica già discussi c’è anche un cambiamento significativo nella responsabilità delle aziende. Solo gli operatori che immettono per primi i prodotti sul mercato europeo sarebbero tenuti a presentare la dichiarazione di due diligence. Le imprese a valle della filiera dovrebbero invece limitarsi alla conservazione e alla trasmissione del numero di riferimento della dichiarazione iniziale. La misura renderebbe più semplice la vita amministrativa a migliaia di aziende europee, ma rischia di ridurre la trasparenza e la tracciabilità lungo l’intera catena di fornitura.

Le prossime settimane saranno decisive

Il Parlamento europeo dovrà ora confrontarsi con il Consiglio per arrivare a una posizione comune entro il 15 dicembre. La negoziatrice capo Christine Schneider (PPE) ha già presentato emendamenti che chiedono un rinvio di due anni, anziché uno. Non è escluso che le due istituzioni cerchino un punto d’incontro, ma fino alla plenaria della prossima settimana il margine di incertezza rimane alto. Gli emendamenti parlamentari possono essere presentati fino al 28 novembre, e il dibattito si preannuncia intenso.

Una battaglia politica che guarda oltre l’Europa

La discussione sul destino dell’EUDR va ben oltre l’efficienza amministrativa. Ogni mese di ritardo rallenta la transizione verso filiere realmente libere da deforestazione e indebolisce il ruolo dell’Unione come riferimento globale nella protezione delle foreste tropicali. Questi ecosistemi sono essenziali per il clima, la biodiversità e la mitigazione del rischio idrogeologico, e il loro degrado ha ripercussioni immediate sui territori più vulnerabili. Il confronto in corso mostra quanto sia difficile mantenere ambizioni elevate in un contesto geopolitico complesso. Ma ricorda anche che, di fronte alla crisi ecologica globale, l’Europa non può permettersi di perdere slancio. Il rischio di un rinvio era prevedibile. L’esito finale, invece, è ancora tutto da scrivere.

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