
Stato dei suoli in Europa 2024: degrado e strategie per il futuro
Il Joint Research Centre (JRC) della Commissione Europea ha pubblicato The State of Soils in Europe – 2024, un rapporto approfondito che analizza lo stato di salute dei suoli nei 32 paesi membri dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA). Il documento estende il suo sguardo anche a regioni strategiche come i Balcani occidentali, l’Ucraina e il Regno Unito. Grazie al contributo di oltre 90 esperti, il report mette in luce le principali criticità e opportunità legate alla gestione sostenibile dei suoli, offrendo indicazioni concrete per lo sviluppo di politiche efficaci.
Una crisi silenziosa ma con gravi conseguenze
La degradazione del suolo è una minaccia silenziosa che ha ripercussioni significative sulla sicurezza alimentare, sulla biodiversità, sulla qualità dell’acqua e sulla salute umana. Secondo il rapporto, oltre il 60% dei suoli dell’Unione Europea è soggetto a processi di deterioramento. Questo fenomeno compromette la produttività agricola, altera i cicli naturali degli ecosistemi e riduce la capacità del suolo di trattenere l’acqua e i nutrienti.
Tra i problemi più gravi riscontrati figurano l’erosione, la compattazione, la perdita di carbonio organico e l’inquinamento. Ogni anno, nell’Unione Europea, l’erosione provoca la perdita di circa un miliardo di tonnellate di terreno. L’erosione idrica colpisce quasi un quarto della superficie dei suoli europei. Oltre il 70% dei terreni agricoli soffre di squilibri nutrizionali, con un eccesso di azoto – particolarmente marcato nella Pianura Padana – e una significativa diminuzione del contenuto di carbonio organico. Tra il 2009 e il 2018, si stima che siano andati persi circa 70 milioni di tonnellate di carbonio organico.
Il rapporto evidenzia il ruolo aggravante del cambiamento climatico e delle pratiche agricole intensive, che accelerano i processi di degrado. Una sezione particolarmente innovativa del documento è dedicata agli effetti dei conflitti armati, con un focus specifico sull’Ucraina. In queste aree, le attività belliche contribuiscono a una rapida degradazione del suolo, richiedendo interventi d’emergenza e strategie a lungo termine per favorire la rigenerazione del territorio.
La necessità di politiche più efficaci per tutelare lo stato dei suoli
Un punto centrale del rapporto riguarda l’analisi delle politiche attuali e la proposta di un rafforzamento del quadro normativo europeo. Viene sottolineata l’importanza dell’attuazione della Direttiva europea sul monitoraggio e la resilienza dei suoli. Questa normativa sarà fondamentale per valutare con precisione lo stato di salute del suolo e pianificare interventi mirati ed efficaci. Tra le misure suggerite vi è la promozione di pratiche agricole più sostenibili, come la riduzione della lavorazione meccanica del suolo, l’utilizzo di colture di copertura e una migliore gestione dei nutrienti.
Il documento mette in evidenza l’importanza della collaborazione tra Paesi per affrontare in modo sistemico il degrado del suolo. Regioni come i Balcani occidentali e l’Ucraina necessitano di supporto tecnico e scientifico per migliorare la qualità dei dati disponibili e adottare buone pratiche di gestione. La condivisione di conoscenze, esperienze e tecnologie rappresenta una leva strategica per affrontare il problema a livello globale.
Ricerca, innovazione e coinvolgimento della cittadinanza
Infine, il rapporto pone l’accento sul ruolo cruciale della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica. Sono necessari nuovi strumenti per monitorare e rigenerare i suoli europei. Viene inoltre evidenziata l’importanza di iniziative di sensibilizzazione, che coinvolgano anche i cittadini. La citizen science, in particolare, può avere un impatto significativo, permettendo alla popolazione di partecipare attivamente alla raccolta dei dati e alla diffusione della consapevolezza sull’importanza della salute del suolo.