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Incendi record tra Nord America ed Europa e il fumo attraversa l’Atlantico

di Riccardo Pallotta

L’estate 2025 sta scrivendo una pagina nera nella storia degli incendi boschivi dell’emisfero settentrionale. Tra giugno e luglio, vasti roghi hanno colpito Nord America ed Europa, spingendo il fumo a varcare l’oceano e a viaggiare per migliaia di chilometri. I dati del Servizio di Monitoraggio dell’Atmosfera di Copernicus (CAMS) parlano chiaro: emissioni ai massimi storici e stagioni degli incendi sempre più lunghe e intense, in un contesto di cambiamento climatico che agisce da moltiplicatore di rischio.

Canada: la seconda stagione più estrema di sempre

In Canada, il fuoco ha iniziato a bruciare con forza già a maggio, colpendo duramente Saskatchewan, Manitoba e Ontario. Le emissioni cumulative hanno raggiunto 170 megatonnellate di carbonio entro la fine di luglio, facendo del 2025 uno dei tre anni peggiori mai registrati in 23 anni di monitoraggi, superato solo dal 2023. Il fumo ha oscurato i cieli in tutto il Canada orientale e negli Stati Uniti, arrivando persino in Europa grazie ai venti transatlantici. E non è stato solo il Canada a soffrire: in Arizona, luglio ha segnato il record storico di emissioni (1,5 megatonnellate), mentre il New Mexico ha toccato il terzo valore più alto mai registrato. Anche la California ha visto un inizio di stagione insolitamente attivo.

Mediterraneo in fiamme e record inaspettato nel Regno Unito

Il bacino del Mediterraneo ha affrontato finora un’estate molto calda, terreno fertile per roghi di eccezionale intensità. Grecia, Turchia e soprattutto Cipro hanno registrato picchi storici: in soli due giorni, il 22 e 23 luglio, l’isola ha toccato il massimo annuale di emissioni degli ultimi 23 anni. Nei Balcani, Montenegro e Macedonia del Nord si è verificato il terzo valore più alto di sempre per il mese di luglio, mentre Serbia e Albania hanno toccato il secondo record assoluto dal 2007.

Sul fronte occidentale, Portogallo, Catalogna e sud della Francia hanno vissuto roghi diffusi a inizio luglio, seguiti da una recrudescenza in Spagna e nel nord del Portogallo negli ultimi giorni del mese. Il Regno Unito ha già registrato nel 2025 il più alto totale annuale di emissioni nei 23 anni di rilevazioni CAMS: 0,35 megatonnellate di carbonio. La causa principale? I vasti incendi che hanno devastato la Scozia settentrionale tra la fine di giugno e l’inizio di luglio.

Il filo rosso del cambiamento climatico

«Per il terzo anno consecutivospiega Mark Parrington, Senior Scientist del CAMS – abbiamo osservato incendi di gravità e durata insolite nelle regioni boreali. Questi eventi, insieme ai roghi che devastano il Mediterraneo, stanno avendo un impatto disastroso sulle comunità e sull’atmosfera». Dietro a questa escalation ci sono fattori ben noti: temperature medie più alte, periodi di siccità più lunghi e fenomeni meteo estremi che si rafforzano a vicenda.

Il risultato è un ambiente sempre più vulnerabile al fuoco, con stagioni degli incendi che si allungano e diventano più distruttive. Il monitoraggio continuo di CAMS è fondamentale non solo per comprendere l’impatto atmosferico e sulla qualità dell’aria, ma anche per aiutare governi e comunità a pianificare strategie di prevenzione e risposta. La sfida è duplice: agire subito per ridurre le emissioni globali e adattare le infrastrutture e le politiche alla nuova realtà climatica, in cui il fuoco non è più solo un fenomeno locale, ma un problema globale.

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