
Il ruolo degli impollinatori selvatici e la loro crisi
di Riccardo Pallotta
Le sentinelle silenziose della natura sono in pericolo. E con loro, anche il nostro futuro.
Sono minuscoli, spesso invisibili, ma senza di loro i nostri campi sarebbero sterili, le tavole più povere, i paesaggi più vuoti. Api, bombi, farfalle, sirfidi e altri impollinatori selvatici svolgono un ruolo fondamentale per l’equilibrio degli ecosistemi e per l’agricoltura, garantendo la riproduzione di fiori, alberi da frutto e colture da cui dipende la nostra alimentazione quotidiana. Eppure, queste piccole creature stanno scomparendo a un ritmo preoccupante. A lanciare l’allarme è l’Agenzia Europea per l’Ambiente, che nel suo ultimo rapporto evidenzia una crisi tanto silenziosa quanto grave: una specie di api selvatiche su dieci è a rischio di estinzione, e il declino riguarda anche farfalle e sirfidi (una famiglia di insetti che comprende oltre seimila specie), minacciati da agricoltura intensiva, pesticidi, perdita di habitat e cambiamenti climatici.
Ma non tutto è perduto: in Europa stanno nascendo strategie e politiche concrete per invertire la rotta. In questo articolo esploriamo perché proteggere gli impollinatori significa proteggere noi stessi – e cosa si sta facendo per garantirgli un futuro.
I dati del rapporto dell’AEA sugli impollinatori selvatici
Gli impollinatori selvatici sono cruciali per la nostra sicurezza alimentare e la salute degli ecosistemi. Basti pensare che circa l’80 % delle specie coltivate e dei fiori selvatici nell’Unione Europea dipende dalla loro attività. Secondo il nuovo briefing dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA), il loro valore economico per l’agricoltura è stimato tra i 5 e i 15 miliardi di euro all’anno. Colture come mele, pomodori, mandorle e girasoli dipendono in larga misura da questi insetti. Tuttavia, api selvatiche, sirfidi, farfalle e falene sono sempre più minacciati. Il briefing “Protecting and restoring Europe’s wild pollinators and their habitats” segnala che quasi il 40 % delle specie di sirfidi, il 20 % delle farfalle e il 9 % delle api sono a rischio di estinzione. Le cause principali includono la perdita di habitat, l’uso intensivo di pesticidi, la silvicoltura industriale, la diffusione di specie aliene invasive e gli effetti del cambiamento climatico, come illustrato anche nella strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030.
Agricoltura sostenibile e iniziative europee
La salute degli impollinatori è fortemente influenzata dalle pratiche agricole. Sistemi estensivi con ripristino di elementi naturali, colture diversificate e meno pesticidi sono essenziali per la loro sopravvivenza. Alcuni Paesi europei, come Irlanda, Norvegia ed Estonia, hanno già attuato strategie efficaci a livello nazionale per proteggerli. Il recente rapporto dell’AEA evidenzia questi esempi per ispirare altri Stati membri. A livello comunitario, l’Unione Europea ha adottato politiche concrete, come l’Iniziativa per gli impollinatori e il Regolamento sul ripristino della natura, approvato nel 2024. Quest’ultimo impone agli Stati membri l’obbligo giuridico di fermare e invertire il declino degli impollinatori entro il 2030, istituendo sistemi di monitoraggio standardizzati.
Un monitoraggio europeo coordinato
Per valutare l’efficacia delle azioni messe in campo, l’UE sta sviluppando un quadro comune di monitoraggio degli impollinatori, previsto dal nuovo regolamento sul ripristino della natura. Sebbene esistano già iniziative locali, la raccolta di dati oggi è disomogenea. Il futuro sistema sarà invece basato su metodi armonizzati, per garantire dati affidabili e confrontabili in tutta Europa. Questi dati saranno fondamentali per sostenere strategie di protezione a lungo termine, come sottolineato anche nella recente “Visione per l’agricoltura e l’alimentazione” della Commissione Europea, che riconosce il legame tra agricoltura, alimentazione, ecosistemi resilienti e impollinazione.
Proteggere gli impollinatori significa garantire il futuro dei nostri ecosistemi e dei nostri sistemi alimentari. Il briefing dell’AEA richiama alla responsabilità tutti i settori economici e sociali, promuovendo un’agricoltura e una silvicoltura più rispettose, aree protette ben gestite e politiche integrate per la biodiversità a tutti i livelli di governance.