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Deforestazione: il Parlamento europeo approva il rinvio dell’EUDR

di Riccardo Pallotta

Il Parlamento europeo ha dato il via libera a un importante pacchetto di modifiche al Regolamento UE sulla deforestazione (EUDR), posticipandone l’entrata in vigore e rivedendo alcuni obblighi di applicazione. La decisione ha riacceso il dibattito sul ruolo dell’Unione nella tutela delle foreste globali e sui tempi con cui trasformare in pratica normative considerate vitali per la sostenibilità. Come abbiamo già raccontato nel nostro precedente articolo, il rinvio di un anno e le semplificazioni introdotte riflettono tensioni tra esigenze di mercato, capacità di implementazione e salvaguardia ambientale. In questo aggiornamento ci concentriamo invece sugli sviluppi immediati dopo il voto e sulle implicazioni pratiche, con uno sguardo alle reazioni di stakeholder e alla prospettiva politica in vista delle fasi attuative.

Un voto che apre una nuova fase politica

Con 405 voti a favore, 242 contrari e 8 astensioni, la risoluzione parlamentare non solo sposta in avanti le scadenze per l’applicazione degli obblighi, ma legittima anche una visione di regolazione più “flessibile”. Questa scelta si inserisce in un più ampio contesto di discussione europea su come bilanciare ambizione normativa e fattibilità operativa, soprattutto per piccole e medie imprese. Per molti deputati la decisione rappresenta una “pausa tecnica” necessaria per consentire un adeguamento graduale delle filiere e per migliorare gli strumenti digitali di tracciabilità. Per altri, però, il rischio è che la necessità di “semplificare per facilitare” si trasformi in un indebolimento delle tutele, soprattutto in vista delle sfide globali legate alla perdita di biodiversità e al cambiamento climatico.

Le nuove scadenze e i semafori operativi

Il rinvio posticipa l’entrata in vigore degli obblighi per i principali operatori economici al 30 dicembre 2026, mentre per le micro e piccole imprese la scadenza slitta addirittura al 30 giugno 2027. Questo ammorbidimento temporale, se da un lato è stato accolto con sollievo da alcune categorie produttive, dall’altro ha riaperto questioni su come mantenere l’efficacia delle regole su un arco temporale più lungo.

Riguardo ai contenuti, è approvata la modifica che prevede peri i micro e piccoli operatori primari l’obbligo di presentare soltanto una dichiarazione semplificata una tantum. L’impresa che immette per prima un prodotto sul mercato dell’Unione Europea ha l’onere di produrre la documentazione attestante che tale prodotto non proviene da terreni precedentemente oggetto di taglio di popolamenti boschivi e non ha contribuito al degrado di foreste. Tale obbligo non ricade più anche sugli operatori che lo commercializzano successivamente.

Inoltre, sono stati esclusi dall’ambito di applicazione del Regolamento prodotti stampati quali, immagini, giornali e libri. In aggiunta, la risoluzione stabilisce che la Commissione effettuerà una valutazione completa del regolamento entro il 2030, al termine della quale potranno essere apportati ulteriori aggiustamenti tecnici basati sull’esperienza d’implementazione.

Un contrappunto tra credibilità e pragmaticità

Le reazioni a livello europeo riflettono una spaccatura netta. Alcuni gruppi politici e rappresentanti di imprese sostengono che un’applicazione “su misura” possa favorire una maggiore adesione, soprattutto in settori produttivi complessi e nell’ambito delle catene globali di approvvigionamento. L’obiettivo dichiarato è evitare che regole rigide diventino di fatto inefficaci o addirittura eludibili. Dall’altra parte, ONG e esperti ambientali avvertono che la scelta di rimandare e ammorbidire alcune regole potrebbe ridurre la spinta trasformativa del Regolamento. Il rischio percepito è che un’Europa “timida” rischi di indebolire la propria credibilità internazionale, proprio mentre Paesi terzi guardano alle politiche europee come a un punto di riferimento per contrastare la deforestazione nei loro mercati di esportazione.

Il quadro più ampio: transizione, norme e natura

Il nodo centrale resta quello di fondo: come trasformare obiettivi ambiziosi in strumenti efficaci, mantenendo ferme la visione e la responsabilità ecologica, senza perdere di vista la realtà economica di imprese e comunità. In altre parole, la sfida non è solo normativa, ma culturale e sistemica. L’EUDR continua ad essere uno dei pilastri nel tentativo europeo di ridurre l’impatto delle nostre filiere sui sistemi forestali globali. Ma la sua efficacia dipenderà tanto da come saranno implementati i controlli e le sanzioni, quanto dalla capacità della società civile, delle istituzioni e delle imprese di mettersi in sintonia con una transizione che, per essere credibile, deve essere concreta, misurabile e giusta.

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