
Agroecologia e agricoltura rigenerativa: linee guida, rischi di greenwashing e strategie per il futuro sostenibile del cibo
di Maria Catamo
In uno scenario agricolo segnato dal degrado dei suoli, dal cambiamento climatico e dalla perdita di biodiversità, l’agricoltura biologica rigenerativa offre un cambio di paradigma: non solo ridurre gli impatti ambientali negativi, ma rigenerare gli ecosistemi.
L’agricoltura non è solo produzione di cibo. È rigenerazione del suolo, tutela della biodiversità, presidio del territorio e leva strategica per affrontare le crisi ambientali e sociali del nostro tempo. Per questo, nei dibattiti più avanzati a livello europeo, sta emergendo sempre più l’urgenza di ripensare i modelli agricoli in chiave rigenerativa e agroecologica, superando le pratiche dannose per l’ambiente e promuovendo una visione integrata della sostenibilità.
I punti chiave del WWF presentati a Roma
Proprio sull’agricoltura rigenerativa si è svolto il 6 maggio scorso a Roma, presso la sede del Parlamento europeo, un convegno organizzato dal WWF nell’ambito della campagna Our Future e dedicato al futuro dell’agricoltura e alla promozione di pratiche rigenerative per favorire la transizione agroecologica. L’iniziativa si è inserita nel più ampio quadro della “Visione al 2040 dell’agricoltura e dell’alimentazione” promossa dalla Commissione Europea, con l’obiettivo di stimolare un confronto sulle trasformazioni necessarie nel comparto agroalimentare.
Durante l’evento sono stati presentati sette principi chiave per un’agricoltura nature positive, tra cui la riduzione delle lavorazioni del suolo, l’adozione di rotazioni colturali diversificate, l’uso di colture di copertura, l’incremento della biodiversità, l’impiego di biostimolanti naturali, l’integrazione tra coltivazioni e allevamenti e la riduzione significativa dell’uso di prodotti chimici di sintesi.
Agricoltura rigenerativa: serve chiarezza per evitare il greenwashing
Va inoltre sottolineata l’urgenza di definire con chiarezza cosa si intenda per agricoltura rigenerativa, distinguendo le pratiche autenticamente sostenibili da quelle che rischiano di rientrare in fenomeni di greenwashing. In assenza di una cornice condivisa a livello europeo e di una definizione scientifica chiara, infatti, l’etichetta “rigenerativa” rischia di essere adottata anche da modelli produttivi poco coerenti con una reale sostenibilità ambientale, economica e sociale (se non addirittura strumentalizzata per legittimare quelli dannosi per l’ambiente e la società).
Nel corso del convegno è emersa una generale convergenza sulla necessità di rigenerare la salute dei suoli e degli ecosistemi agricoli, ma anche l’importanza di un approccio integrato che tenga conto delle tre dimensioni della sostenibilità. I modelli ispirati all’agroecologia, in particolare, sono stati indicati come quelli più capaci di tenere insieme la produttività con la conservazione delle risorse naturali. Tra i temi affrontati, anche l’assenza di un sistema di certificazione agroecologica a livello europeo e la necessità di adottare criteri comuni per garantire trasparenza lungo le filiere. Il convegno è stato anche l’occasione per la presentazione di un nuovo report dedicato all’agricoltura rigenerativa, che prova a fare chiarezza su definizioni, pratiche e prospettive, e propone un modello per accompagnare la transizione del settore nel rispetto dei limiti planetari.
Agroecologia e agricoltura rigenerativa: linee guida, rischi di greenwashing e strategie per il futuro sostenibile del cibo
Un ulteriore segnale della crescente attenzione verso nuovi modelli di coltivazione e produzione del cibo arriva anche da Agrigento, dove il 9 giugno si è aperto il primo Congresso di Agroecologia del Mediterraneo (AEMED 2025), con la partecipazione di oltre 400 rappresentanti provenienti da 28 Paesi e quattro continenti. Organizzato da AIDA, AIAF e dal Coordinamento Agroecologia Sicilia, il congresso – che si svolge nella cornice della Valle dei Templi, capitale italiana della cultura 2025 – rappresenta un’importante occasione di confronto tra scienziati, agricoltori e movimenti sociali sul ruolo trasformativo dell’agroecologia.
Tra i temi al centro dei lavori: la promozione di filiere resilienti, il diritto a un cibo sano e a un lavoro dignitoso, la rigenerazione dei paesaggi agricoli e la sovranità alimentare, specie in contesti colpiti da conflitti e crisi climatiche. Il congresso si propone anche come punto di partenza per costruire un grande movimento mediterraneo per l’agroecologia, capace di contribuire in modo concreto alla transizione ecologica dei sistemi agroalimentari.
Per approfondimenti WWF:
https://www.wwf.it/area-stampa/rigenerare-il-suolo-per-salvare-lagricoltura