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L’Italia e lo spreco alimentare: 6 miliardi di euro in pattumiera ogni anno

Ogni anno, nelle case italiane, si sprecano circa 6 miliardi di euro in cibo.
Questo dato impressionante, confermato dal recente studio di Waste Watcher International, rivela come lo spreco domestico in Italia sia aumentato del 45,5% rispetto all’anno scorso, raggiungendo una media di 683,3 grammi di cibo buttati a persona ogni settimana. Questo fenomeno non è preoccupante solo dal punto di vista economico: secondo UNEP (2024), lo spreco alimentare genera fino al 10% delle emissioni di gas serra mondiali, oltre ad essere in forte dissonanza con l’emergenza alimentare che attualmente colpisce 3,1 milioni di italiani. 

In vista del G7 dell’Agricoltura a Siracusa dal 26 al 28 settembre, lo studio mette in evidenza l’impatto negativo della scorretta gestione del cibo: il 37% degli intervistati dichiara di dimenticare gli alimenti in dispensa e solo il 23% è disposto a pianificare i pasti. Tra i cibi più sprecati troviamo frutta, verdura, pane e insalate: infatti, un altro fattore che contribuisce significativamente allo spreco è la scarsa qualità dei prodotti, che secondo il 42% degli intervistati deperiscono troppo velocemente una volta fuori dalle celle frigorifere dei supermercati.  

Paesi come Francia e Germania offrono esempi virtuosi nel contrasto allo spreco alimentare: in Francia la legge Garot del 2016 vieta la distruzione del cibo invenduto nei supermercati, favorendo le donazioni; in Germania la consapevolezza e l’organizzazione in cucina hanno aiutato a ridurre gli sprechi del 43% rispetto al 2022.  

In Italia, quasi la metà (42%) degli intervistati dichiara una particolare attenzione al cibo, considerandolo una vera e propria passione, ma solo l’11% dona il cibo in più ad amici e vicini e solo il 23% porta a casa la “doggy bag” quando non finisce il proprio cibo al ristorante. Quindi, ci sono le opportunità per promuovere una gestione più consapevole del cibo e adottare pratiche che riducano lo spreco al livello nazionale, ma per raggiungere questi obiettivi è necessario intervenire sulle cause delle barriere pratiche e culturali. 

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