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Un aumento di 1°C di temperatura riduce il PIL mondiale del 12%”: un Nuovo Studio sugli Effetti dei Cambiamenti Climatici sulla Macroeconomia

Un recente studio dei due macroeconomisti Adrien Bilal e Diego Känzig, intitolato “The Macroeconomic Impact of Climate Change: Global vs. Local Temperature”, sostiene che i danni arrecati all’economia dai cambiamenti climatici saranno sei volte maggiori di quanto stimato in precedenza.   

Come sottolinea Bilal, esiste una separazione tra i climatologi e gli economisti sulla valutazione delle conseguenze dei cambiamenti climatici sull’economia globale che ha portato a sottovalutarne la magnitudo. Gli autori propongono un modello di crescita neoclassico per analizzare i dati globali sull’aumento delle temperature: mentre in questo ambito di ricerca vengono solitamente analizzati i dati di temperatura a scala nazionale, Bilal e Känzig utilizzano la variazione di temperatura globale, la quale è maggiormente correlata con gli eventi climatici estremi 

Infatti, utilizzando i dati storici per prevedere i danni economici del riscaldamento globale in 173 paesi, i ricercatori hanno scoperto che un aumento di 2°C entro il 2100 potrebbe ridurre produzione e consumo del 50%, un impatto paragonabile al doppio della Grande Depressione, ma permanente.  

Inoltre, applicando il concetto della temperatura globale al “costo sociale del carbonio”, i ricercatori stimano un costo di 1.056 dollari per tonnellata a livello globale e di 211 dollari per gli Stati Uniti, superando di gran lunga i 95 dollari previsti dal piano di decarbonizzazione dell’Inflation Reduction Act del 2022. Bilal conclude che la decarbonizzazione è economicamente vantaggiosa per grandi economie come Stati Uniti ed Unione Europea. 

I risultati allarmanti della ricerca di Bilal e Känzig vanno a confermare quanto evidenziato in uno studio precedentemente pubblicato su Nature da un gruppo di ricercatori del Potsdam-Instituts für Klimafolgenforschung (PIK), “The economic commitment of climate change”, che sottolinea l’urgenza di rispondere alle conseguenze negative dei cambiamenti climatici sull’economia mondiale. 

Soprattutto con l’approvazione della Nature Restoration Law, che aumenta la pressione da parte della Commissione Europea sugli Stati Membri, è sempre più evidente che attuare la transizione ecologica non è più un’opzione ma una necessità. Ad ogni modo, come anche supportato dai risultati dello studio di Bilal e Känzig, le direttive volte alla tutela dell’ambiente e al ripristino della natura offrono opportunità significative per incrementare il benessere sociale e la crescita economica. 

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